In età sumerica, l’organismo che fungeva da centro di promozione di tutte le attività era tradizionalmente identificato con il tempio, che oltre alla funzione religiosa rivestiva anche quella economica e politica. Esso amministrava la terra da coltivare e le risorse idriche, ammassava le eccedenze con le quali realizzava le grandi opere pubbliche, promuoveva l’artigianato e il commercio. Inoltre il tempio era anche il proprietario di tutte le attrezzature necessarie allo sfruttamento del terreno (aratri, carri, animali da tiro) e la casta sacerdotale, in quanto depositaria delle tecniche agricole, delle conoscenze scientifiche e delle tradizioni religiose, costituiva il nucleo sociale dominante. All'inizio, sia la funzione religiosa che quella laica dello stato erano accentrate nella persona del re-sacerdote che non aveva, come in Egitto, prerogative divine, ma che era, comunque, estremamente potente in quanto mediatore tra gli uomini e gli dèi ai quali tutto era sottoposto. Tra il 3000 e il 2600 a.C., il tempio perse gradualmente la sua funzione di centro economico a favore del palazzo e il sovrano accentuò le sue caratteristiche secolari. Delegata ai sacerdoti la funzione religiosa, egli divenne il capo dell’amministrazione e dell’esercito, promuoveva trattati politici e commerciali, promulgava le leggi e amministrava la giustizia. Di pari passo, anche la società si laicizzò e, consentendo larghi margini all'attività e all'iniziativa privata, permise ai più meritevoli di emergere dalla massa dei cittadini. La carriera militare emancipò la gente comune a scapito della vecchia nobiltà e si ruppe la tradizione parentale come base della struttura sociale. Tuttavia, i guerrieri, come i sacerdoti, mantennero un’organizzazione di casta. Al re erano sottoposte tre classi sociali, la più elevata delle quali era quella degli uomini liberi (in accadico awillum = "uomo"). Essi erano i possessori di terra, ricevuta dapprima dal re o dal tempio in cambio di servizi resi e diventata poi proprietà personale, e godevano di tutti i privilegi. Chi non possedeva la terra, anche se benestante, rientrava nella categoria dei subalterni o mushkinu (parola che ci è stata resa dalla traduzione araba col significato improprio di "meschino"). Questi erano probabilmente i commercianti, i professionisti, gli impiegati statali che la fortuna o le capacità personali avevano fatto emergere dalla massa degli schiavi o wardum ( prigionieri di guerra, debitori insolventi o figli di schiavi), che non avevano personalità giuridica, ma che avevano la possibilità di possedere beni. La donna godeva, in età sumerica, di una certa autonomia e prestigio che diminuì, però, nel periodo assiro quando aumentò d'importanza la figura del guerriero.